lunedì 19 gennaio 2015

Dragonero, un numero commentato: Faccia d'Osso

Quello in edicola a gennaio 2015 è il numero 20 di Dragonero, quindi siamo a quasi 2 anni di pubblicazione della testata, durante i quali è stato rilasciato anche uno speciale a colori, ed abbiamo assistito ad iniziative correlate, come l'uscita del gioco di ruolo e del romanzo sotto l'etichetta Mondadori, che non ho ancora letto ma pare stia riscuotendo un buon successo di vendita.
In alcuni post precedenti ho espresso riserve su questa testata, ma sono comunque ancora qui che la compro regolarmente ogni mese: era dagli anni '80 che sognavo un fantasy Bonelli e ancora non riesco a rassegnarmi al fatto che non possano fare più di così. Per meglio esemplificare quello che è al momento la serie di Dragonero (che mi ha comunque regalato un paio di numeri convincenti) trovo che sia utile commentare con voi la trama dell'ultimo albo, "Faccia d'Osso", per certi versi la summa di tutti i limiti che finora ho riscontrato nel prodotto. Non dovrebbe servire precisarlo, ma per sicurezza ricordo che sono opinioni del tutto personali e che ovviamente il pezzo sarà pieno di SPOILER.

Dragonero numero 20
Sergio Bonelli Editore
Sceneggiatura: Luca Enoch (uno degli ideatori del personaggio)
Disegni: Giuseppe De Luca

L'albo comincia col protagonista, Ian, su una zattera in mezzo al mare, chiaramente vittima di un naufragio di cui è il solo superstite: lui e la fedele spada magica, rimasta saldamente nel suo fodero durante la tempesta che ha affondato la nave su cui viaggiavano. Per fortuna aggiungerei, perché gli squali nel mondo di Dragonero non si limitano ad assalire chi cade in acqua, ma si ingegnano per reperire pasti anche fuori, regalando al lettore un'emozionante scena di combattimento...

Tanto è fantasy...

Ma come ci è finito lo scout Ian in quella situazione? Flashback. Pochi giorni prima era stato convocato dai vertici della Marina (che sfoggiano un'orrenda divisa ricca di papillon) per aiutarli contro il problema dei pirati, che infestano sempre più numerosi le acque dell'Impero. E che può fare uno scout contro i pirati? Il piano sarebbe questo: allestire una nave civetta, imbarcarci i marinai migliori e Ian, girare per le zone infestate sperando di attirare il famigerato Faccia d'Osso, il più temibile tra tutti, e a quel punto... fuggire, ma non troppo in fretta in modo da dare al protagonista il tempo di "studiare il vascello, la sua capacità di manovra, l'equipaggio e le armi in dotazione". Come questo sia possibile senza ingaggiare battaglia non viene spiegato, come pure l'utilità pratica di tali rilevazioni, ma Ian non ha nulla da eccepire ed accetta.
Purtroppo incappano quasi subito in una tempesta dove la nave più veloce della Marina imperiale e i marinai più esperti ci lasciano le penne, mentre Ian e la sua spada si salvano. E qui ci ricolleghiamo a quanto visto all'inizio. Il protagonista viene salvato dagli squali grazie all'intervento del drago marino già visto in passato (numero 2, dove lo sottomette col suo solo carisma da predestinato) e già qui è un bel colpo di fortuna. Il drago domestico lo salva ma non lo porta a terra, preferisce lasciarlo soccorrere da una nave in arrivo che, guarda a volte il caso, è quella di Faccia d'Osso!
I pirati non sono soliti salvare i naufraghi, ma - riguarda il caso - Faccia d'Osso è una vecchia conoscenza di Ian. Vai col nuovo flashback.


Anni prima, mentre era in missione in uno stato vassallo dell'impero, il nostro protagonista salva una gnocca da un'esecuzione pubblica. La legge, di chiara matrice islamica, la voleva morta in quanto adultera, ma Ian non ci sta e chiede il rinvio della sentenza. Gli e lo concedono perché si e mentre la ragazza è in prigione, il nostro elabora un piano astutissimo: contatta i pirati e li paga per rapirla, ma non per portarla in salvo fuori dal regno. Quindi i pirati se la tengono con loro, mentre Ian se ne lava le mani. Dhara, questo il nome della tizia, ne passa di cotte e di crude ma alla fine riesce a diventare addirittura un capo, assumendo l'identità di Faccia d'Osso.
La donna comunque non sembra volerne a Ian, gli salva la vita per ripagare l'antico debito e se lo tiene in cabina per giorni e giorni. Siamo allo snodo centrale della trama: che farà adesso Ian? Seguirà l'esempio di Amra\Conan dandosi alla pirateria con la sua nuova amante? Cercherà di far cambiare idea ai pirati e convertirli al bene? Chiamerà il suo amico drago per far fuori tutti?
Ecco, qui comincia la parte confusa della storia, in cui lo sceneggiatore Luca Enoch sembra non saper cosa far fare al suo protagonista, che non può certo diventare un pirata o l'amante di una donna cattiva, in quanto eroe bonelliano senza macchia e senza paura. Sappiamo che Ian passa diversi giorni a bordo, "quasi due quarti di luna" (dovrebbero essere una ventina di giorni), sempre nella cabina del capitano: non ci vengono mai mostrate scene di sesso, ma dialoghi intimi in abiti succinti si, quindi non è difficile immaginare cosa succeda. In realtà Ian è un farfallone che non disdegna mai la compagnia delle ragazze facili che nei vari numeri fin qui usciti gli si concedono per la sua fama o il bell'aspetto, ma non sia mai che venga mostrato esplicitamente che l'eroe va a letto con la cattiva, la sua immagine ne risentirebbe!

A me sembra evidente come si concluda la serata,
ma al lettore non viene comunque mostrato esplicitamente...

Teoricamente Faccia d'Osso sta lasciando a Ian il tempo di decidere se unirsi alla ciurma o venire ucciso, il problema è che di tutto questo periodo la storia non ci mostra quasi nulla di Ian, cosa faccia, cosa pensi: lui è un "buono", l'eroe predestinato dal sangue di drago, ci si aspetta che reagisca alla situazione, che elabori un piano. Invece pare subire passivamente le attenzioni di Dhara, non instaura alcun rapporto con lei e nell'unico assalto mostrato lui... dorme! Giuro, durante un arrembaggio ad un'altra nave Ian è in cabina che dorme beato. Anzi no, non tanto beato, ha gli incubi, perché lo sceneggiatore vuole ricordarci quanto il personaggio sia tormentato (e in effetti è responsabile della situazione, considerata la leggerezza con cui si era comportato in passato). Si sveglia solo quando tutto è finito, in modo da non poter essere considerato responsabile per aver permesso l'attacco, ancora inebetito dall'incubo, ed assiste senza quasi reagire o protestare alla strage dei superstiti della ciurma catturata. A dirla tutta in questa lunga fase il protagonista sembra proprio un poveraccio che pensa solo a sopravvivere, fa sesso perché deve e non reagisce a quello che succede per non provocare l'ira dei suoi carcerieri: sarebbe anche normale non si trattasse di un eroe Bonelli.
Ma sta arrivando il momento della riscossa. Per uscire dalla situazione in cui si trova, Ian pensa bene di prendere contatto con l'alchimista di bordo e (al primo approccio) lo convince a collaborare con lui per fuggire, mentre nessuno dei suoi carcerieri pensa di tenerlo d'occhio. Il piano è... costruire una bomba e minacciare di usarla. Esatto, tutto qui. Naturalmente di fronte ad una stupidaggine simile i pirati reagiscono, la bomba cade e boom, esplosione fantasy (qui gli ordigni di fortuna creati a bordo di navi pirata generano esplosioni atomiche in miniatura che paiono prese da Akira) e la nave affonda.
Alla fine tutti i pirati muoiono tranne Dhara, che fugge su uno dei due sommergibili di salvataggio che lo sceneggiatore si era premurato di mostrare in precedenza (giusto per non farci intuire come sarebbe finita) e si prepara a diventare un nemico ricorrente, o almeno è quello che prevedo accadrà dato che a parte il sesso col protagonista non c'è stato nulla, ma immagino che da ora in poi lo odierà per averle affondato la nave. Sul secondo sommergibile troviamo sani e salvi l'alchimista (che teneva la bomba prima che esplodesse, quindi non si sa come sia sopravvissuto, ma non sottilizziamo) ed ovviamente Ian e la sua spada.
E così si conclude questa desolante avventura, che tra forzature e deus ex machina non si sa dove girarsi. Uno scout viene convocato per osservare da lontano una nave pirata e studiarla, senza nemmeno una spiegazione sul perché lui dovrebbe capirsene più di marinai provetti, senza contare che il protagonista ha dimostrato (nel flashback) di essere più bravo a trovare i pirati nei loro covi a terra, che sul mare. I pard che lo accompagnano sempre non ci sono e non si sa perchè, non era certo un incarico che il protagonista doveva svolgere per forza in solitario. Ian e la sua spada sopravvivono a ben due devastanti naufragi in cui muore gente molto più esperta. Viene introdotto un nuovo personaggio, Dhara, non spiegandoci minimamente come da innocente fanciulla si sia trasformata in sadica assassina e ninfomane priva di carisma ed intelligenza, anche se le colpe di Ian e della sua leggerezza appaiono evidenti.
Ma la cosa peggiore dell'albo è che ci presenta un protagonista passivo e davvero stupido in più di una circostanza, il che stona enormemente con l'immagine di bello e tormentato che gli sceneggiatori tentano disperatamente di trasmetterci fin dall'inizio. Ian è un clone di Aragorn prevedibile e noioso, al quale risulta decisamente difficile affezionarsi e sceneggiature piene di buchi come questa non aiutano, anzi, mi fanno rimpiangere le storie sulla falsariga di Tex come la recente saga in due numeri contro i Ghoul\Tribù indiana ribelle...

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