mercoledì 11 luglio 2012

Recensione: Detective Conan by SEGA


Rieccomi a voi con il secondo "recupero": questa volta almeno si tratta di un prodotto recente, la statua dedicata al giovane Conan Edogawa da parte della Sega. Visto il produttore stiamo ovviamente parlando di un prodotto molto economico, che a suo tempo ordinai da Otacute che la vendeva al vantaggiosissimo prezzo di 9 euro e rotti: aggiungeteci le spese di spedizione di poco inferiori (per un totale non tassabile dall'odiata dogana) e capirete che alla fine l'acquisto era imprescindibile.

Non vorrei ripetere cose già dette nella videorecensione, quindi sarò breve. Innanzitutto la serie cui si ispira la statua è naturalmente quella di Meitantei Conan (Detective Conan in Italia), un manga poliziesco sulla falsariga della famigerata "Signora in Giallo". Come nel caso della funesta vecchietta, ovunque vada Conan avvengono omicidi, compiuti nelle maniere più assurde, che solo il bambinetto è in grado di risolvere. Dunque il protagonista porta una sfiga di proporzioni epiche, con l'aggiunta di altre assurdità di matrice squisitamente nipponica. Innanzitutto il bambino è in realtà un brillante studente liceale, ringiovanito da una misteriosa pillola propinatagli dagli Uomini in Nero, un'organizzazione criminale che incarna il main villain della serie: per sfuggire alla loro caccia, Conan deve fingersi un alunno delle elementari, mentre indaga su di loro per svelarne gli scopi ed eliminarli. Da queste premesse nascono tutta una serie di conseguenze insensate: dato che in quanto detective-bambino non ha credibilità, Conan di solito addormenta uno degli adulti presenti sulla scena (in genere l'inetto detective Goro o la compagna di classe Sonoko) per poi parlare in sua vece tramite un modulatore vocale (con poliziotti e astanti che non trovano nulla di strano in un tizio accasciato che parla senza muovere la bocca né altro...). Inoltre deve ricorrere agli stratagemmi più assurdi per "tenere in vita" presso i conoscenti il suo alter ego liceale, in modo da continuare la "storia d'amore non dichiarato" (sono giapponesi, vi pare che possano anche solo dichiararsi? Quando mai...) con la bella Ran.

mercoledì 4 luglio 2012

Recensione: H.O.O.K. 1 by Sentinel

Estate davvero pazzerella qui a Genova, neanche il tempo di lamentarsi dell'afoso Caronte che da qualche giorno spira un venticello fresco, a rendere piacevoli la sera e la mattina, e decisamente sopportabile la giornata. Certo, anche il condizionatore dell'ufficio fa la sua parte, in questo senso.
Finisce così che mi riprendo dall'apatia che mi ha travolto nell'ultimo periodo e torno a scrivere articoli che in realtà avrei dovuto pubblicare tantissimo tempo fa. Vabbé, meglio tardi che mai, vero? Vero? Chi è che ha urlato "meglio mai che tardi"? Tu la in fondo, pussa via!
Di cosa parlerò in questo primo pezzo dei tre che andrò a recuperare dal'oblio della sezione bozze? Semplice, direttamente dal mio frigorifero, ecco a voi le calamite\appendini delle gnocche di One Piece!

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